DON BARTOLO BATTE FIGARO

Il Barbiere di Siviglia firmato Pier Luigi Pizzi si riconferma un successo grazie anche ad un cast artistico di altissimo livello

di Eddy Lovaglio

Un cast davvero straordinario per “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini andato in scena sabato 20 gennaio al Teatro Regio di Parma, ultima delle quattro recite e prima opera della stagione lirica 2024 sotto la guida di Luciano Messi, neo sovrintendente della Fondazione Teatro Regio di Parma.

L’opera Rossiniana, con la regia sobria e raffinata di Pier Luigi Pizzi, aveva debuttato nel 2018 al ROF di Pesaro, ripresa nel 2020 ed ora a Parma con un cast di cantanti differenti dalle rappresentazioni marchigiane.  Il Conte d’Almaviva è stato interpretato dal giovane Maxim Mironov, classe 1981, nazionalità russa, tenore di grazia e dall’aspetto principesco che rispecchia l’immaginario collettivo (biondo e occhi azzurri), ha doti belcantistiche notevoli che proprio nel repertorio rossiniano può esprimere al meglio. Meno incisivo vocalmente nella prima aria “Ecco, ridente in cielo”, che presenta il personaggio, ma con ottima tecnica riesce ad avere un crescendo mano a mano che l’opera prosegue.

Ottima la performance del mezzosoprano di nazionalità russa, Maria Kataeva, che ha interpretato una Rosina disinvolta nella movenza scenica ma soprattutto una buona malia timbrica anche nel passaggio di impervie agilità vocali, nel virtuosismo e nell’esuberanza del ritmo, tipiche del canto di Rossini.  

Il barbiere tanto amato e richiesto da tutti quanti (oggi si potrebbe definire un “Influencer” dalle migliaia di followers) è stato interpretato dal polacco Andrzej Filònczyk, baritono di talento che ha riscosso il meritato successo seppure nella prima aria che lo presenta (Largo al Factotum) viene penalizzato dagli eccessivi movimenti scenici di un bagno nella vasca/fontana in quella che dovrebbe essere la piazza di Siviglia. Nel corso dello svolgimento dell’opera non emerge quanto il Don Bartolo di Marco Filippo Romano, palermitano, che prende la scena in modo esilarante e vocalmente eccezionale.

La trilogia teatrale composta nel 1778 dal drammaturgo francese Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais pone, infatti, al centro il personaggio di Figaro del quale sia Mozart (con Le nozze di Figaro) e sia Rossini con Il Barbiere di Siviglia ne hanno fatto un protagonista di assoluto rilievo che deve dominare la scena durante tutta l’opera poiché è grazie alle “trovate geniali” della sua mente che l’opera risulta avere il classico lieto fine. Ciononostante, il baritono Andrzej Filònczyk, oltre alle doti attoriali, ha mostrato talento vocale ed interpretativo perciò ha meritato il successo che il pubblico gli ha tributato.

Di fianco all’insuperabile Marco Filippo Romano, dalla mediterranea foga interpretativa e verve attoriale, un ottimo Roberto Tagliavini nel ruolo di Don Basilio.

Hanno completato il cast il soprano Lica Piermatteo (Berta), William Corrò (Fiorello/Ufficiale), Armando De Ceccon (Ambrogio). Il coro tutto al maschile diretto dal Maestro Martino Faggiani ha ricevuto numerosi applausi così come l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini diretta dal giovanissimo Diego Ceretta.  

(Foto di Roberto Ricci)

Applausi e ovazioni per l’Otello di Gregory Kunde

Eccezionale la Desdemona di Francesca Dotto e Luca Micheletti nel ruolo di Jago

Recita del 14/o1/2024 – Teatro Comunale di Modena.

La coproduzione di questo Otello del maestro Giuseppe Verdi è della Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara e Teatro Sociale di Rovigo. Un’importante sfida, vinta, per l’allestimento di un’opera di straordinaria potenza e forza drammaturgica tratta dal testo Shakespeariano. Il ruolo del titolo è un punto d’arrivo per tutti quei tenori che possono permetterselo, e oggi sono pochi. Il ricordo dell’interpretazione dell’Otello di Mario Del Monaco è sicuramente scomodo per chiunque voglia affrontare questa partitura densa di un flusso musicale continuo e di pagine immortali che Verdi scrisse all’insegna di un rinnovamento di struttura sonora tra testo e musica.

I giovani cantanti che seguono questo portale sanno bene quali difficoltà comporta affrontare questa partitura, spesso interpretata con esasperazione vocale e troppo forzata. Il tenore statunitense Gregory Kunde ci ha offerto invece un personaggio tutto suo che non rispecchia il “Moro di Venezia” pervaso da cieca ira dovuta alla gelosia ma piuttosto un personaggio tormentato, interiorizzato, un’interpretazione introspettiva di un Otello lacerato dall’ossessione del tradimento e imprigionato dai fantasmi che vivono in lui causa la manipolazione di Jago. Un Otello intenso nel duetto d’amore e devastato in “Dio mi potevi scagliar”.  

Gregory Kunde, considerato uno dei più eleganti belcantisti sulla scena lirica attuale e che negli ultimi anni ha affrontato pagine Verdiane impegnative, come appunto l’Otello, gode di una solida tecnica vocale che gli consente, ancora oggi, una linea di canto ammirabile.

Di fianco a lui una Desdemona che ha commosso e affascinato il pubblico per la sua ineccepibile qualità vocale, di un lirismo affascinante e dall’interpretazione misurata ma intensa. Il soprano Francesca Dotto ha ottenuto ovazioni e calorosi applausi dal pubblico.  

Luca Micheletti (Jago), attore cantante, ci ha offerto un’interpretazione scenica del personaggio puntando su un cinismo che lo accosta allo Scarpia pucciniano, la sua anima nera affiora con le note dal timbro scuro ed inquietante, nel suo “Credo” emergono le contraddizioni che il ruolo impone.  

Completano il cast Antonio Mandrillo (Cassio), Andrea Galli (Roderigo), Mattia Denti (Lodovico), Sayumi Kaneko (Emilia), Eugenio Maria Degiacomi (Araldo).

Le scene di Domenico Franchi sono essenziali, volutamente scarne e apparentemente semplici (in realtà è una costruzione complessa ed imponente) ma estremamente efficaci per un Otello senza tempo e senza spazio, funzionali per il risalto delle voci piuttosto che della ricchezza delle scene. Un allestimento pulito ma incisivo che il regista Italo Nunziata ha voluto intendere come “spazio chiuso/prigione mentale” con trasposizione dell’azione nell’Ottocento, con costumi creati da Artemio Cabassi che è sicura garanzia di buon gusto e raffinatezza, con l’intento di portare in scena un “dramma borghese”. La teatralità della scrittura drammaturgica viene resa al meglio.

L’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, diretta da Leonardo Sini, è stata impeccabile come sempre, bene il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto dal maestro Corrado Casati e le voci bianche del Conservatorio Nicolini di Piacenza dirette da Giorgio Ubaldi.

(Foto di Rolando Paolo Guerzoni)

I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA IN BIANCO E NERO

Festival Verdi 2023 – Teatro Regio di Parma

Foto di Roberto Ricci

L’atmosfera è quella d’un film d’altri tempi, quando al cinema ancora non era arrivata la pellicola a colori, considerata uno degli elementi attrattivi del film.

Pier Luigi Pizzi, creatore di scene e costumi oltre che regia de “I Lombardi alla prima crociata” del Regio di Parma nell’ambito del Festival Verdi, lavora per sottrazione e ci propone un allestimento in bianco e nero quasi a voler spogliare  la trama (piuttosto complicata, fatta di guerre tra Oriente e Occidente oltre che guerre fratricide e storie d’amore impossibili) dagli intrighi assurdi e da una drammaturgia scoordinata dando risalto alle voci, poiché nell’opera lirica protagonisti sono i cantanti. La scena, basata sulle nuove tecnologie e quindi su proiezioni scenografiche tridimensionali, è indubbiamente molto raffinata. Il bianco e nero riproduce anche le fosche tinte Verdiane calandoci in un’atmosfera neutra che può rifarsi ad ogni epoca con la condanna delle guerre anche in nome di un qualsiasi Dio. Le uniche tinte di colore sono quelle delle tuniche dei musulmani mentre Giselda veste sempre in bianco come l’innocente sull’ara del sacrificio. Belle le coreografie di Marco Berriel e le luci di Massimo Gasparon, l’orchestra è diretta dal M° Francesco Lanzillotta.

Foto di Roberto Ricci

Nel cast mattatore è Michele Pertusi nel ruolo di Pagano ma anche Lidia Fridman (Giselda), che ha reso il suo personaggio estremamente incisivo sia dal punto vista vocale che scenico, Antonio Corianò (Arvino) e Antonio Poli (Oronte) hanno riscosso pieni applausi del pubblico. Il coro diretto dal M° Martino Faggiani è sempre una garanzia e in quest’opera corale è stato il vero protagonista concludendo con un un trionfo, e ovazioni del pubblico, in una delle pagine più conosciute dell’opera ovvero “O Signore, dal tetto natìo”. Bravi anche Luca Dall’Amico (Pirro), Giulia Mazzola (Viclinda), William Corrò (Acciano) e i due allievi dell’accademia Zizhao Chen (Priore di Milano) e Galina Ovchinnikova (Sofia, moglie di Acciano).

Foto di Roberto Ricci

L’opera rispecchia il fervore giovanile di Verdi che, dopo il successo di Nabucco, a distanza di un anno propone questa sua nuova composizione seguita da Ernani, I due Foscari, Giovanni d’Arco, Alzira, e così via debuttando quasi ogni anno, se non due volte all’anno, opere nuove a conferma dell’impaziente impeto compositivo che lo contraddistingue come uno dei compositori più prolifici della storia del melodramma. Un fervore che qui risulta piuttosto pacato, Pier Luigi Pizzi anche in questo caso ha lavorato per sottrazione. Unica nota di rilievo l’assolo di violino del terzo atto reso spettacolare dalla presenza in scena del primo violino della Toscanini, Miihaela Costea, in un momento che, al contrario, dovrebbe essere estremamente intimista e onirico. Ma Pizzi mette in scena anche altri tre musicisti: Francesca Troilo con un’arpa dorata, Giulia Carlutti, flauto, Fabrizio Fadda, clarinetto. Un modo per firmare qualcosa di innovativo che ha quasi il sapore di un testamento.

(Eddy Lovaglio)

IL CORSARO di G. Verdi al teatro Verdi di Busseto

Intervista al direttore d’orchestra M° Simone Maria Marziali

Da oltre una settimana presso l’Accademia Carlo Bergonzi di Busseto, gestita da Parma OperArt, docenti e allievi si stanno preparando per un importante debutto: il 30 Aprile (ore 18.00) al Teatro Verdi si terrà la recita de Il Corsaro di G. Verdi.

Da Gennaio a giugno si svolgono diversi masterclass e workshop con debutto in opera e questa sessione dell’accademia è finalizzata al debutto di questa rara opera verdiana, perché il Corsaro?

«E’ il giusto coronamento ad esattamente un anno di impegno instancabile e costante della nostra Accademia: circa un masterclass al mese, con docenti e artisti di fama internazionale che ho avuto l’onore di affiancare come Alberto Gazale, Elisabetta Fiorillo, Laura Giuseppina Bulian, Fabio Armiliato e Chiara Giudice e tanti altri che verranno come ad esempio a Settembre prossimo Helen Lepalaan, mezzosoprano e casting manager di Estonian National Opera in Tallin. In questa sessione di aprile sto lavorando con il tenore Ugo Tarquini ed il Maestro Alberto Paloscia, con i quali firmiamo questa fantastica produzione de Il Corsaro. Stiamo studiando intensamente con i nostri artisti provenienti da tutta Europa e non solo; il Corsaro è un’opera particolare perché quasi scritta “per dispetto” da G. Verdi, un tradimento nei confronti di Ricordi a seguito di un litigio, e scritta di getto senza nemmeno seguirne la produzione nel debutto a Trieste nel 1848. Opera a nostro avviso totalmente sottovalutata da critica e storia, opera in cui si può ritrovare il riassunto e la visione futura di quasi due secoli di lirica: da ispirazioni del Verdi più maturo per introspezione e sviluppo psicologico dei vari numeri musicali (addirittura temi da Traviata e Rigoletto ma anche atmosfere musicali di Nabucco e molte altre opere) a strutture, temi e atmosfere palesemente belcantistiche (più di una volta sembra di concertare opere come Lucia di Lammermoor o addirittura sprazzi rossiniani) fino a raggiungere livelli drammaturgici che non possono che ricordare tematiche pucciniane (il riferimento allo Scarpia pucciniano studiando la parte del terribile e feroce baritono Seid è ogni istante presente nelle nostre lezioni tecnico-interpretative). Il Corsaro è un’opera meravigliosa anche come strumento di studio per i nostri allievi data la natura belcantistica della tecnica che richiede per affrontare le meravigliose frasi legate ma anche per risolvere precisissime indicazioni dinamiche ed interpretative scritte in partitura da Verdi con dovizia e intensità spesso estreme».

Proprio perché è un’opera poco rappresentata, gli allievi che stanno preparando i ruoli di questo Corsaro potranno trarne utilità nel loro futuro artistico?

«Con Ugo Tarquini stiamo strutturando un lavoro che diventerà tesoro e base fondamentale tecnica ed interpretativa per la carriera del nostro giovane cast di cantanti tra i quali abbiamo voci sorprendenti e da cui stiamo tirando fuori le massime potenzialità e risultati e che porterà sicuramente ad una produzione indimenticabile…sotto lo sguardo, e speriamo l’aiuto, del M° Bergonzi, che scelse nel lontano 1988 questo titolo proprio per una storica Accademia e di Maria Callas, che tanto ci insegna per affrontare questo particolare repertorio tra il bel canto e il Verdi della trilogia e che ha addirittura interpretato una delle più importanti arie dell’opera, l’aria di Gulnara, cuore principale e palpitante dell’opera Il Corsaro. Perciò sì, sicuramente servirà molto ai nostri cantanti la preparazione in quest’opera anche per la struttura belcantistica di cui parlavo prima».

E’ difficile per i giovani oggi affermarsi nel mondo del lavoro, per i cantanti lirici forse ancora di più. L’Accademia Carlo Bergonzi, oltre allo studio e al debutto in opera che già è molto, offre altre opportunità?

«In questa bellissima stagione 2022-2023 abbiamo creato veramente tanto per i nostri cantanti, molti dei quali hanno quasi partecipato a tutti i masterclass e a tutte le iniziative dell’Accademia, ne abbiamo fatti migliorare e crescere molti e alcuni dei migliori li abbiamo anche fatti debuttare ed inserire nel mondo lavorativo attraverso audizioni in importanti teatri ed enti lirici italiani (penso alla nostra bravissima Giulia Semplicini che ha debuttato Mimì al Taranto Opera Festival questo inverno e a Valerio Pagano che proprio in questi giorni debutterà ad Osaka in Giappone il ruolo di Sharpless nella Madama Butterfly di Puccini) ma anche tanti altri cantanti per cui, tramite la mia Agenzia Lirica Musikos di Firenze, stiamo finalizzando contratti a seguito di positive audizioni».

Sembra dunque una bella opportunità per i cantanti lirici, che dire?

«W Verdi e W l’Accademia Carlo Bergonzi di Busseto».

AL VIA LA SECONDA EDIZIONE DEL CONCORSO INTERNAZIONALE DI CANTO LIRICO GIUDITTA PASTA

Dal 3 a 6 maggio il palcoscenico di Saronno intitolato alla celebre soprano Giuditta Pasta ospiterà la seconda edizione del Concorso Internazionale di Canto Lirico a lei dedicato

Dopo il grande successo della I edizione che ha registrato oltre 130 iscritti provenienti da tutto il mondo e dieci mesi dopo l’edizione tenutasi nel distretto di Kumamoto in Giappone, la Fondazione Culturale Giuditta Pasta con il sostegno della città di Saronno, apre le sue porte alla II edizione del Concorso Internazionale di Canto Lirico Giuditta Pasta, una preziosa occasione di respiro internazionale dedicata ai giovani talenti del bel canto, provenienti da tutto il mondo.

Le iscrizioni si apriranno mercoledì 1° marzo e termineranno il 28 aprile.  

Il Concorso, la cui Direzione Artistica è affidata al M° Maurizio Moretta, si pone come obiettivo quello di promuovere l’alta formazione musicale di sostenere e lanciare i vincitori attraverso borse di studio e scritture artistiche e di consolidare il legame con la Kumamoto City Opera.

La prestigiosa giuria del concorso è presieduta dal M° Giovanni Cultrera Sovraintendente Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania.

Il parterre dei giurati raduna nomi di grande caratura, nazionali e internazionali:

Shinichi Sakuma Direttore Generale dalla Kumamoto City Opera Giappone

Antonio Di Cristofano – Direttore Artistico Teatro Lirico Sinfonico di Grosseto

Piero Romano – Direttore Artistico Orchestra Sinfonica della Magna Grecia, Taranto

Grigor Palikarov – Direttore Artistico Pazardzhik Orchestra, Bulgaria

Roberto Gianola – Direttore Musicale Istambul State Opera

Adriana Molina – Agenzia artistica di Madrid

Giuditta Pasta e Saronno hanno un rapporto che affonda le sue radici nel 1797, anno della sua nascita proprio in questa città. A lei è stato intitolato il Teatro cittadino nel 1990 e il Concorso Internazionale di Canto Lirico nel 2019; nel 2020 l’amministrazione ha inaugurato un percorso museale che contiene le oltre seicento opere della collezione Giorgio Cavallari.

Intitolare il Concorso di Internazionale di Canto Lirico proprio a lei -che ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo e per la quale V. Bellini scrisse i La Sonnambula e la Norma di cui fu interprete insuperata per potenza drammatica; G. Donizetti scrisse l’Anna Bolena, il Coccia la Maria Stuarda, il Pacini la Niobe- vuole essere da di ispirazione ed esempio per tutti coloro che sognano di incantare le platee di tutto il mondo con il “bel canto”.

Ente organizzatore

Fondazione Culturale Giuditta Pasta con il sostegno di Città di Saronno

Denominazione

II edizione del CONCORSO INTERNAZIONALE DI CANTO LIRICO GIUDITTA

Luogo di svolgimento

Teatro Giuditta Pasta via I maggio snc Saronno VA

Periodo

3 – 6 maggio 2023

Iscrizioni

Entro 28/04/2023

Il Concorso assegnerà il:

–              1º Premio “Giuditta Pasta” borsa di studio di 4.000 euro

–              2º Premio di 2.000 euro borsa di studio

–              3º    Premio di 1.000 euro borsa di studio

–              Premio speciale del pubblico di 500 euro

–              Premi speciali per ulteriori 1.000 euro cumulativi

–              Vincitori, Finalisti e semi finalisti potranno essere scritturati per produzioni operistiche da: Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania (Italia); Fondazione Grosseto Cultura (Italia); Orchestra Sinfonica della Magna Grecia di Taranto (Italia); Teatro dell’Opera di Istambul (Turchia), Agenzia lirica Kumamoto City Opera (Giappone); Festival Lago di Como (Italia); Pazardzhik Symphony Opera Orchestra (Bulgaria); Agenzia Artistica di Madrid (Spagna)

Giuria

Giovanni Cultrera Sovraintendente Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania- Presidente di Giuria

Shinichi Sakuma Direttore Generale dalla Kumamoto City Opera Giappone

Antonio Di Cristofano – Direttore Artistico Teatro Lirico Sinfonico di Grosseto

Piero Romano – Direttore Artistico Orchestra Sinfonica della Magna Grecia, Taranto

Grigor Palikarov – Direttore Artistico Pazardzhik Orchestra, Bulgaria

Roberto Gianola – Direttore Musicale Istambul State Opera

Adriana Molina – Agenzia artistica di Madrid

Maurizio Moretta- Direzione Artistica del Festival

Informazioni

www.teatrogiudittapasta.it

FB: Concorso Internazionale di Canto Lirico Giuditta Pasta

Indirizzo

TEATRO GIUDITTA PASTA

Via I maggio snc, 21047 Saronno VA

Whatsapp + 39 328 667 34 87

Mail

segreteriaorganizzativa@teatrogiudittapasta.it

Modulo di Iscrizione:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdecJlKQp5xqUlyIxuMQbRNoqzYiEe1NstwIjgLqesId1Rk3w/viewform

LA CULTURA, LA MUSICA ED IL CANTO AL PRIMO POSTO?

Questa lettera è stata scritta da Danilo Rossi, Prima Viola Solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, ed inviata ad Aldo Cazzullo del Corriere della sera.

Condividiamo quanto ha scritto il M° Danilo Rossi e lo divulghiamo per far sentire la “voce della cultura” sperando che anche altri di questo settore, e non, ne possano dare visibilità. Ce la mettiamo tutta continuando a ripetere #ripartiamodallacultura perché il nostro Paese, più di ogni altro, può realmente ripartire in questo settore che tutto il mondo ci invidia. Tutti si riempiono la bocca dicendo #ripartiamo dalla cultura e poi… ecco la lettera del M° Danilo Rossi:

“Carissimo,

dopo un’estate stracolma di allori sportivi, medaglie, campionati europei vinti, l’autunno è il periodo dei grandi concorsi musicali internazionali. Al concorso pianistico Chopin di Varsavia l’Italia ha ottenuto il quinto premio con Leonora Armellini, 29 anni, e il secondo premio con Alexander Gadjev di 27 anni. Al concorso violinistico Paganini di Genova l’Italia, con Giuseppe Gibboni di 20 anni, ha vinto il Primo Premio Assoluto, cosa che non succedeva da 24 anni. In nessun giornale nazionale, e in nessuna TV nazionale, è stata data questa notizia. Inoltre nessun politico con ruoli importanti, dalla cultura alla scuola e università, ne ha parlato.

Pochi giorni fa all’Accademia Bizantina, l’ensemble italiano di musica barocca ha vinto ai Grammy il premio come seconda miglior orchestra del mondo! Anche in questo caso, silenzio totale.

Mi risulta che i vincitori di medaglie varie, olimpiche o tornei, dal tennis al volley, vengono invitati dal presidente del Consiglio o addirittura dal presidente della Repubblica.

La cultura al primo posto? Se fosse veramente così questi straordinari giovani sarebbero su tutti i giornali e TV e sarebbero già stati invitati dalle più alte cariche dello Stato.

Nulla di tutto questo è accaduto.

Quindi, in realtà, siamo il terzo mondo culturale?

Mi piacerebbe avere un riscontro a questa mia domanda”.

No Danilo, siamo al primo posto in fatto di cultura, di arte, di storia, di musica e di canto. Ma viviamo in un terzo mondo intellettuale capitanato da chi ricopre i ruoli del potere.

Artisti e pandemia

IMPRESSIONI D’ARTISTA

Di nuovo a casa in lockdown. Gli artisti, musicisti e cantanti, non ce la fanno più. I balconi ora restano silenziosi. Tutti gli operatori dello spettacolo dal vivo stanno vivendo una situazione avvilente. Durante questo ultimo anno le esecuzioni streaming, i collegamenti web, e ciò che la rete poteva offrire è stato utilizzato ma doveva essere una soluzione temporanea, una soluzione che può affiancare lo spettacolo dal vivo ma non sostituirsi ad esso. O, peggio, abituare il pubblico ad allontanarsi dal teatro e dalle esecuzioni dal vivo.

Per gli artisti vivere senza pubblico è una grande sofferenza, non per un fatto di vanità, ma perché musicisti e cantanti sentono il bisogno di instaurare quell’empatia con il pubblico che non può generarsi in altro modo se non con una performance live. Con lo streaming finisce questa magia.

Certo, fermarsi è anche l’occasione per poter studiare e arricchire se stessi. Questo è indubbiamente il lato positivo, ma fermarsi non può essere cosa che si protrae nell’incertezza del domani. Non poter far musica con gli altri e per gli altri è una sofferenza. “Non è solo un lavoro”, afferma il M° Roberto Barrali, “io ho sempre cercato di mettere qualcosa di mio in ciò che eseguo per poterlo dare agli altri, perché noi musicisti sentiamo di dover dare un messaggio attraverso la musica e il modo più diretto è quello di avere davanti un pubblico. Sotto un certo profilo siamo fortunati perché abbiamo la musica, l’arte, la letteratura… però siamo penalizzati più di altri perché la nostra musica e la nostra arte può compiersi a pieno solo nel confronto con l’altro, nell’immediato riscontro del pubblico”.  

Riusciremo a programmare per l’estate? Non si sa. Riusciremo ad avere la meglio su questo virus che ci ha condannato alla solitudine? Non si sa.

Una cosa però si sa: questo è il momento in cui il pubblico ha più bisogno dalla musica e della cultura, della salute dello spirito e non solo di quella del corpo. Questa pandemia ci ha fatto capire quanto sia importante stare insieme nella bellezza dell’arte e della musica, non dimentichiamolo quando il virus ci dirà addio.

LA CHIAVE PER TRASMETTERE E COMUNICARE

Recensione del libro di Eddy Lovaglio “Non si canta con le corde vocali”

A cura del M° Roberto Barrali

Interessante ed approfondita analisi di varie tecniche vocali e delle principali scuole di canto lirico. Eddy Lovaglio offre al lettore un’attenta ed ampia disamina dei molteplici aspetti fonico-espressivi e dei vari “meccanismi” tecnici utilizzati dai più importanti Maestri di canto lirico e da alcuni illustri protagonisti dei più grandi palcoscenici internazionali. E’ da sottolineare il tentativo, molto riuscito, di far comprendere e di illustrare chiaramente, con molta competenza e con dovizia di particolari, il metodo di insegnamento di Arturo Melocchi, offrendone una lettura critica e cercando di mettere finalmente in luce i principi nel modo più approfondito possibile. Molto appassionato ed avvincente è, inoltre, il modo in cui vengono illustrate ed esaminate, in maniera molto obiettiva, le differenti caratteristiche canore delle più grandi voci di spicco del Novecento, tra cui Alfredo Kraus, Mario Del Monaco, Mirella Freni, Luciano Pavarotti: il confronto e la contrapposizione del modo di cantare di questi veri e propri “mostri sacri” del canto lirico sono di enorme utilità anche ad allievi delle classi di Canto dei Conservatori italiani e rappresentano un fulgido esempio per giovani (e meno giovani) cantanti e per studenti di varie nazionalità, compresi tanti italiani, che hanno assolutamente bisogno di avere dei punti saldi di riferimento nel loro percorso di studi e di perfezionamento, e affinamento, della carriera artistica.

Illuminante e molto efficace è anche la notevolissima intervista al professor Diego Cossu, luminare degno di nota, nella quale vengono affrontati molteplici aspetti foniatrici applicati allo studio della tecnica vocale che andrebbero approfonditi e raccomandati maggiormente nei nostri Conservatori.

Molto affascinante è anche il racconto storico-sociale dedicato alle vicende della famiglia Ribichesu e ai ricordi legati al prestigioso “Luculliano d’oro” di Torino, che ha visto, come protagonisti, quasi tutti i più famosi ed acclamati Artisti della storia della Lirica, regalando agli appassionati ed ai melomani dei bei ritratti, più umani ed intimi, della vita e della carriera di queste affermate celebrità del Teatro d’Opera.

Vivamente consigliato l’acquisto di questo validissimo volumetto/compendio che è assolutamente adatto come ausilio ai cantanti lirici (e non), giovani allievi, maestri di canto e di repertorio, ma anche a semplici appassionati ed “amateurs”; infatti la bravissima autrice di questo libro, dalla lettura agile e scorrevole, già dal caratteristico e provocatorio titolo, ci suggerisce che il fine supremo di un vero e completo Artista deve essere proprio quello di riuscire a trovare la chiave giusta per trasmettere e comunicare al suo pubblico pure emozioni date dall’approfondimento del personaggio e del ruolo che deve interpretare, attraverso la perfetta padronanza della propria tecnica vocale e grazie alla mimica, alla gestualità, all’espressione e alla profonda comprensione del significato di ogni singola parola del testo letterario (e del cosiddetto sottotesto dei versi del libretto).

Voto: 10/10

LINK dove puoi trovare ed acquistare il libro online in versione cartacea o ebook:

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MUSICA E PANDEMIA: APPELLO A MATTARELLA

L’Italia è un grande PAESE, sì, soprattutto per la sua storia artistico-culturale, per la musica e per il canto. Cosa si rappresenterebbe nei teatri di tutto il mondo se non ci fossero stati compositori come Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Giochino Rossini, Vincenzo Bellini eccetera eccetera. Eppure per il governo italiano i musicisti, i compositori, i cantanti sono figli di un Dio Minore.

Giuseppe Conte in un venerdì di passione per l’ennesima volta appare in TV DIMENTICANDOSI della musica, dei musicisti, delle associazioni musicali, delle accademie e delle scuole di musica! Dimenticandosi del tessuto socio-culturale della nostra società, dimenticandosi che il nostro Paese è attrattivo in tutto il mondo per le nostre bellezze architettoniche, per la nostra storia, per la nostra MUSICA e BEL CANTO. Il decreto “Cura Italia” (solo il nome sembra una beffa) non “cura” affatto quei musicisti che non sono “dipendenti di fondazioni orchestrali o di teatri” o che non hanno una partita iva, non “cura” affatto le associazioni musicali o le accademie o scuole di musica che non potranno ripartire se non fra sei mesi…forse, e intanto avranno costi fissi da pagare che il Governo non ha messo in conto. O meglio più che il governo, Giuseppe Conte. La democrazia è aria fritta per Conte che, peraltro, non è mai stato votato né mai stato eletto dal popolo. Alle sue lezioni da professorino di terz’ordine l’Italia non ci sta. In Europa un leader che non passa tramite elezione dei cittadini non piace, i leader degli altri paesi sono tutti rappresentanti del voto popolare. Tutti gli altri Paesi hanno immesso soldi nei conti correnti dei loro cittadini, nessuno escluso, in Italia nessuno ha ricevuto un euro. L’Italia potrebbe stampare moneta, come ha fatto la Germania e altri Paesi. Non è l’Europa che ci rovina, dunque, ma Giuseppe Conte basta da solo a rovinare l’Italia. Il presidente Mattarella deve intervenire al più presto per mettere fine a questa assurda situazione, il popolo è stanco di task force, di tavoli, di comitati, di commissari…

OperaHelp nasce per offrire a cantanti e musicisti opportunità, per tutelare il loro lavoro. Perciò ora basta con le canzoni cantate dai balconi, dalle finestre, sul web, i musicisti sono professionisti uguali ad altri e dello stesso pari valore, la musica non è solo un hobby, una chitarra che si strimpella dal balcone o un acuto dalla finestra. La musica e il canto sono la bandiera italiana nel mondo. Rispettiamola e non dimentichiamola sempre. In questa situazione le associazioni musicali e i musicisti sono in sofferenza finanziaria, il governo DEVE sostenere queste realtà e non distruggerle perché in questo modo, caro presidente Mattarella, avrete distrutto l’Italia. Per ora ci tenete ancora tutti chiusi in casa ma un giorno usciremo, i musicisti e i cantanti faranno sentire la loro voce e in quel caso non canteranno l’Inno di Mameli ma canteranno il “Va’ pensiero” che recita “Oh mia Patria, sì bella e perduta”. Invito fin da ora tutti i musicisti e cantanti a cantare sul web o in qualsiasi altro modo questo inno alla Patria perduta, venduta, quale grido di aiuto al presidente Mattarella perché ascolti le ragioni dei protagonisti di un tessuto socio-culturale che non si può sempre dimenticare. Questo non per fare politica, ma per FARE L’ITALIA !

TURANDOT, LETTURA REGISTICA SINGOLARE Teatro Regio di Parma

Turandot di G. Puccini è il vero titolo della stagione lirica 2020 al Regio di Parma che presenta un allestimento creato nel 2003 a Modena, e poi ripreso altre volte fino ad oggi, in cui il regista Giuseppe Frigeni offre una lettura diversa da quella proposta da Puccini, e prima ancora dalla fiaba di Carlo Gozzi, che non ci presenta un Calaf innamorato della principessa Turandot, ma un uomo avido solo di potere per cui Turandot diventa solo lo strumento delle sue ambizioni. Calaf non rischia la vita per amore, dunque, e Turandot viene uguagliata a Liù: due donne tradite ed ingannate. Che Puccini ne sia felice, oppure no, non lo sapremo mai. Certo è che la visione di Frigeni è più Verdiana che Pucciniana.

La scena, essenziale e spoglia, per nulla ricorda la tradizione cinese e la “città proibita”, anzi, è fuori dal tempo e ben si adatta a tutte le epoche e tutti i luoghi, lo spettatore non vive qui la caratteristica principale di quest’opera, e cioè l’antica dinastia degli imperatori Ming e Qing che ha ispirato la leggenda. Scena teatralmente efficace e suggestiva ma non funzionale alla narrazione dell’opera secondo il libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, giocata su simbolismi piuttosto che azioni sceniche, che conferiscono indubbia eleganza teatrale ma che troppo spesso stridono con il racconto, sia per la visione del tutto personale del regista e sia per la storia vera e propria che emerge dal “recitar cantando” di una delle opere più amate del genio Pucciniano che qui diventa capolavoro e apre alla musica del Novecento.

L’allestimento, che si compone di una struttura a gradoni ed un fondale, entrambi neri e funerei, ed entrambi elettronicamente mobili, costringe il coro ai lati in modo statico, focalizzando l’attenzione solo sul canto che, come sempre, è impeccabile. Il coro del Regio, ben preparato dal Maestro Martino Faggiani, ha riscosso il successo maggiore ed applausi meritati dall’intera platea.

Nella recita del secondo cast troviamo France Dariz, nel ruolo della principessa Turandot, con doti vocali discrete ma affaticata in una partitura troppo impervia per lei, non vi è uno studio del personaggio, né per presenza né per movenza scenica; Samuele Simoncini, nel ruolo di Calaf, è stato vocalmente all’altezza per voce squillante ma non valorizzato dal costume; Marta Torbidoni, nel ruolo di Liù, è stata vocalmente efficace per dolce fraseggio; bravi anche Paolo Antonietti (Altoum), Fabio Previati (Ping), Roberto Covatta (Pang), Matteo Mezzaro (Pong) e Benjamin Cho (Mandarino); in special modo i tre ministri hanno saputo essere efficaci anche dal punto di vista scenico muovendosi con grande naturalezza durante il canto senza perdere la precisione in una partitura difficoltosa per i tre personaggi pucciniani. Nobile il Timur di George Andguladze, anche se tenuto sempre ai margini della scena e mai accompagnato da Liù.  

Buona la direzione di Valerio Galli, che ha diretto la Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti, e che ha meritato applausi da tutto il pubblico, così come il piccolo coro di voci bianche Ars Canto G. Verdi diretto da Eugenio Maria Degiacomi. I costumi di Amélie Haas decisamente mediocri.

La freddezza volutamente ricercata, sia nell’espressione vocale e sia nell’allestimento, non ha consentito forse la coesione del cast, ma nel complesso un buon cast (secondo cast, recita dell’ 11 gennaio). Ciò che potrei consigliare ai giovani cantanti che ci seguono in OperaHelp, è che devono andare a teatro ad assistere alle rappresentazioni liriche live, nel bene e nel male, studiare il personaggio prima di interpretarlo e domandarsi sempre il significato di una determinata scelta e movenza, chiedere sempre al regista di motivare le sue scelte, leggere il libretto e non solo eseguire la partitura musicale affinché si possa capire il significato di ciò che si sta cantando e soprattutto come il compositore ha inteso questo e quel personaggio.   

AUDIZIONI A PRAGA

Concertopera Agency – Opera Auditions in Prague

L’Audizione sarà l’ 11 Gennaio 2020

Scadenza iscrizioni: 30 Dicembre 2019
Quota di iscrizione: 70.00 €

L’audizione si terrà presso il Teatro Nazionale di Praga per conto di ConcertOpera Agency Sro Prague.
I cantanti selezionati otterranno la possibilità di essere inseriti nelle produzioni 2020/2021.
Ci sembra una bella opportunità per i giovani cantanti e quindi OperaHelp ve la segnala.

Potete trovare maggiori informazioni sul sito web. I cantanti interessati a partecipare dovranno seguire rigorosamente le indicazioni descritte sempre sulla pagina web.

Informazioni:
Tel: 00393333123455
Email: events.concertopera@gmail.com
Sito web: http://concertopera.eu/opera-auditions-prague/

“VIVA L’ITALIA” : QUATTRO GIOVANI TENORI CONQUISTANO GLI STATI UNITI

Capostipite fu il grande Enrico Caruso che oltreoceano fece sì che le canzoni napoletane entrassero a far parte del repertorio lirico e la lirica divenisse musica popolare e non solo elitaria, romanze che si potevano cantare anche nelle osterie e non solo a teatro. Erede di Caruso fu Mario Lanza, nato nello stesso anno in cui morì il tenore che unì i due mondi, Italia e America. Lanza interpretò Caruso sullo schermo e, attraverso il cinema e il teatro, rese popolare il mondo dell’Opera Lirica. Il suo esempio fu ripreso prima da Luciano Pavarotti e poi da Andrea Bocelli.

A questi quattro nomi scolpiti nella storia del melodramma viene reso un omaggio doveroso da parte di quattro giovani ragazzi italiani, tenori, che formano il quartetto dei “Quattro tenori” e stanno ultimando una incredibile tournée di 56 concerti dal titolo “Viva l’Italia” in 52 città del Nord America. Da settembre ad oggi tutte le date sono sold out, standing ovation e acclamati dal pubblico di fans per autografi e foto. In tre mesi i quattro giovani tenori sono divenuti delle vere e proprie stars.

In fondo è il successo della canzone italiana nel mondo, brani come Mamma, O sole mio, Granada, Torna a Surriento, Volare, Caruso, Funiculì Funiculà, in programma con le più belle romanze d’opera di Verdi, Rossini, Puccini, Donizetti… il canto è Italiano e dovremmo esserne fieri e gridare “Viva l’Italia” anche nella nostra bella Patria, che il mondo ci invidia.

Alessandro D’Acrissa, Federico Parisi, Federico Serra e Giovanni Maria Palmia, sono i quattro giovani tenori italiani del concerto “Viva l’Italia” che con grande passione hanno accettato questa sfida con l’intento di far conoscere nel mondo il Bel Canto anche alle nuove generazioni. Certamente l’impegno è notevole, sia dal punto di vista canoro e sia fisico, ma in questa tournée il livello adrenalinico non scende mai, il successo genera successo e i quattro tenori sono già opzionati per il 2020 per altre tournée in Europa e in altri paesi.  

Giovanni Maria Palmia (scelto grazie al concorso lirico Pelizzoni che lo ha visto finalista) viene dall’Emilia e afferma: “E’ un tour emozionante ed è un privilegio enorme nel nome dell’Italia fare parte di questo avvincente progetto”.

Alessandro D’Acrissa viene dalla Calabria, fu selezionato dalla Fondazione Pavarotti per prendere parte al concerto “Belcanto The Pavarotti Heritage”, anche per lui questa tournée è un “sogno che si avvera”.

Federico Serra viene dal Veneto e all’età di 11 anni vinse il primo premio ad un concorso italiano di musica Pop, tra i suoi maestri anche il grande tenore Gianfranco Cecchele, “vedere in ogni città i teatri gremiti – dice – ci dà una carica che ci spinge a fare sempre meglio”.

Federico Parisi viene dalla Sicilia, nel 2011 vinse “The Youngest Tenor of Italy” award, con il tenore Pietro Ballo ed il soprano Monica Curth Di Stefano. “Il nostro obiettivo è quello di regalare emozioni”, afferma.

Smoking e farfallino, belli e giovani. Scelti per il loro talento e il diverso timbro vocale che insieme si fondono in un’unica grande voce: quella dell’Italia.

Il programma completo del tour, che si conclude il 5 dicembre prossimo a Jacksonville in Florida, si può consultare alla pagina Facebook “The Four Italian Tenors” e anche sul sito ufficiale  “www.thefouritaliantenors.com

RENATA TEBALDI. Il ritratto di una donna, figlia e icona, nel libro di Vincenzo Ramon Bisogni

Quando un libro è scritto con amore si vede, si percepisce, la narrazione scorrevole ti coinvolge, la bellezza delle frasi – forgiate con maestria dalla penna di Vincenzo Ramon Bisogni – e la competenza assoluta della materia, incantano e conquistano il lettore.   

Amico di vecchia data di Renata – per gli altri la “Tebaldi” – è l’unico biografo che attualmente sappia restituirci il ritratto della Tebaldi nella sua forma più pura ed autentica. La seguì ovunque nel mondo, ovunque lei si esibisse, nei più prestigiosi teatri, condividendo insieme a lei gioie, successi, e… qualche volta dolori. In quest’ultimo libro dal titolo “Renata Tebaldi, dolce maestà. Figlia, Donna, Icona” (Zecchini Editore) scopriamo verità inedite, apprezziamo la figlia e la donna e, ancor di più, riusciamo a capire l’artista.

Erano gli anni del dopoguerra e la voce angelica e di inusitata bellezza e perfezione della Tebaldi infondeva pace e speranza forse, e rendeva lontano il ricordo del conflitto mondiale. La “voce d’angelo” arrivò al successo non senza pochi sacrifici, acclamata da tutti i teatri del mondo e dai numerosi estimatori: “schiavi d’amore”, come V.R.Bisogni definisce i melomani del Met quando nel 1955 la Tebaldi approdò al Metropolitan e fu soprannominata “Miss sold out” perché nessuno poteva perdersi la Tebaldi. 

Il libro riporta cronache e stralci di recensioni dei critici musicali più accreditati dell’epoca, critici e musicologi che oggi difficilmente incontriamo nelle nuove generazioni. E’ dunque V. R. Bisogni uno degli ultimi critici musicali dell’epoca d’oro della lirica che ci regala questa sua ennesima e preziosa testimonianza con dovizia di particolari, dipingendo un affresco di rara bellezza che rende doveroso omaggio al grande soprano.

Vincenzo Ramon Bisogni non si sottrae a ciò che da sempre è vivido argomento dei melomani, e cioè il raffronto tra le due grandi dive dell’epoca: Callas-Tebaldi, in special modo nel ruolo di Violetta, l’eroina Verdiana per eccellenza, vittima di un amore intriso di lacrime e di mortificazioni sociali. Secondo V.R.Bisogni la Violetta di Verdi è questa, un simbolo dell’incomprensione borghese dei Bussetani di allora che ritennero scandalosa la convivenza di Verdi con Giuseppina Strepponi. Donna fragile quindi, “debole e distruttibile quanto occorre” come emerge dall’interpretazione della Tebaldi a paragone dell’interpretazione “proterva e altera” della Callas. Quale tra le due verità del personaggio è quella giusta? Con scrupolosa descrizione V.R. Bisogni ne offre un ritratto neutrale e realistico dell’una e dell’altra, lasciando al lettore le personali conclusioni, benché tra le righe egli non possa nascondere di essere “Tebaldiano”, affascinato dalle effusioni liriche di Renata che ricordano il ruolo di Mimì, tra l’altro il ruolo che la portò di prepotenza alla ribalta delle scene del melodramma e che interpretò innumerevoli volte con quel binomio di voce e anima che colpì sempre diritto al cuore. 

Differenze di personalità, timbro e repertorio alimentarono la rivalità tra le due dive e le rispettive tifoserie. Ma anche questo era a vantaggio del teatro lirico. Cosa rara nell’attuale teatro del melodramma dove mancano primedonne di grande levatura e le tifoserie si vivono solo allo stadio.

Ma al di là di questa “rivalità” la Tebaldi non ha mai offerto il fianco alla vacuità del gossip, schiva e dal carattere riservato, è sempre stata una donna molto affabile nei confronti del suo pubblico, una donna dall’animo gentile. La letteratura a lei dedicata è cospicua, ma Vincenzo Ramon Bisogni riesce a tratteggiare ancora una volta la grandezza dell’artista, alla quale sono state assegnate importanti onorificenze, e in special modo gli ultimi capitoli del libro sono pieni di grande poesia e accorato sentimento, fino all’epilogo finale che riconsegna agli angeli l’anima e la voce di una bella creatura che ha reso onore alla nostra, ormai povera, Italia.

(Eddy Lovaglio)

SUCCESSO DI FABIO ARMILIATO NEI PANNI DI OTELLO IN “FUOCO DI GIOIA” AL REGIO DI PARMA

Il tenore Fabio Armiliato è tornato, con prepotente forza e vitalità, sulla scena lirica internazionale, dopo un’assenza di qualche anno per i ben noti motivi personali legati alla scomparsa della sua compagna d’arte e di vita, Daniela Dessì. Al Teatro Regio di Parma mancava dal 2010 (I Vespri siciliani), in questo festival Verdi ha preso parte al consueto Gala Lirico organizzato del Club dei 27 dal titolo “Fuoco di gioia”, con l’orchestra Filarmonica dell’Opera Italiana “Bruno Bartoletti” ed il coro del Teatro Regio di Parma, a fianco di Michele Pertusi, Anna Maria Chiuri, Fiorenza Cedolins, Roberto De Candia, Vladimir Stoyanov.

Una serata all’insegna di Verdi, naturalmente, con l’esecuzione delle più belle melodie del “Cigno di Busseto”. Sempre di grande impatto per la potenza drammatica il duetto dal “Trovatore” di Manrico (Fabio Armiliato) e Azucena (Anna Maria Chiuri) e la romanza da “Un ballo in maschera”, opera che Fabio Armiliato debuttò proprio al Regio di Parma ai suoi esordi di carriera e che gli tributò i consensi dell’allora famoso “loggione” del teatro parmigiano. Ma sicuramente Armiliato ha affascinato la platea del Regio con l’esecuzione di uno dei brani di maggiore potenza vocale ed espressiva dall’Otello: “Dio! mi potevi scagliar”, affrontato nella sua piena maturità artistica ed esistenziale. Ciò ha consentito l’interpretazione del personaggio, di un Otello intimista nelle battute iniziali, in quel suo dialogo con Dio pieno di risentimento e di amara colpevolezza; mai troppo enfatico, misurato nelle parole e perfetto nella dizione, con quella lacrima nella voce che commuove e induce al pathos così come la passionalità del canto ed i filati sinonimo di una solida tecnica vocale e che nulla hanno da invidiare agli acuti, seppure potenti e squillanti. L’esecuzione è stata accolta da calorosi applausi ed ovazioni, unanime il giudizio del pubblico: “si è ascoltato finalmente “IL Tenore”.

La passionalità vocale di Fabio Armiliato si era già potuta ascoltare nel giugno scorso al festival lirico alla Reggia di Colorno nel ruolo di Canio, in “Pagliacci”, e nel luglio all’Arena di Verona nel ruolo di Don José in “Carmen”, in entrambi i ruoli è riuscito a conferire tutte le giuste sfumature di due personaggi di grande potenza espressiva, oltre che vocale. Ma indubbiamente il Moro di Venezia è uno scoglio assai duro da affrontare per qualsiasi tenore e perciò molto attesa la performance di Armiliato che non ha deluso, anzi, ha conquistato l’audience in un teatro gremito per un concerto che è diventato un appuntamento di grande qualità nell’ambito del Festival Verdi, proprio per il prestigio di interpreti di grande spessore come gli artisti che si sono esibiti il 16 ottobre scorso. (Foto di Francesca Bocchia)

CONCORSO LIRICO PELIZZONI

Una bella opportunità per i giovani cantanti:

Dal 5 al 7 dicembre 2019 la 14° edizione del Concorso Lirico “R. Pelizzoni” al Teatro di Sissa (Comune Sissa Trecasali – PR).

Non ci sono limiti di età.

Scadenza iscrizioni: 28 novembre 2019

I cantanti devono preparare tre romanze a loro scelta.  Il 5 dicembre fase eliminatoria: ogni cantante può decidere di cantare la romanza che preferisce (delle tre indicate al momento dell’iscrizione).. Il 6 dicembre la giuria sceglie la romanza. Il 7 dicembre i finalisti si esibiranno in concerto alla presenza del pubblico che avrà facoltà di votare.

Presidente di giuria: Daniela Dimova, soprano, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Varna (Bulgaria).

Per il trasferimento da Parma a Sissa è disponibile un Minibus gratuito il giorno 5 dicembre con partenza alle ore 9.45 (prima corsa) e alle ore 11.00 (seconda corsa) dalla stazione di Parma. Per gli altri orari di bus pubblicie privatichiedere alla segreteria del concorso o consultare il sito, anche per la sistemazione alberghiera con gli alberghi e B&B convenzionati: http://www.parmaoperart.com/concorso-lirico-rinaldo-pelizzoni.html

Solo su prenotazione è possibile provare gratuitamente con il pianista accompagnatore, M° Milo Martani, il giorno 4 dicembre dalle ore 14.00 alle ore 19.00.

Tutti i finalisti ammessi al Concerto del 7 dicembre 2019 riceveranno un diploma d’onore. In occasione del concerto finale al Teatro G. Ferrari di Sissa saranno assegnati i  seguenti premi:

I° Premio Euro 1.000,00;

II° Premio Euro 500,00;

III° Premio: Euro 300,00;

Premio Speciale “Gradimento del pubblico”: il pubblico avrà la possibilità di votare al concerto finale e al vincitore sarà corrisposta una targa-premio;

“Special Award Grazia Cavanna” ad un giovane cantante lirico con borsa di studio di € 200,00.

Concerti e ruoli in opera. Tutti i finalisti del concorso hanno la possibilità di essere selezionati per concerti e/o essere inseriti in cast di opere liriche, sia per le produzioni di Parma OperArt e sia per le produzioni di altri teatri.   

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